Antonino Cannavacciuolo non lo nasconde: lo chef ha in mente un piano da vero imprenditore, lo stesso a cui non è disposto a rinunciare.
Non servono presentazioni per parlare di Antonino Cannavacciuolo, il noto chef italiano che, negli ultimi anni, ha acquisito tanta notorietà grazie ai programmi a cui continua a prendere parte, che sono sempre di grande successo. Si può con certezza affermare che sia un personaggio tv a tutti gli effetti.
Oggi, però, torna al centro dell’attenzione per il suo lato imprenditoriale quello che non ha mai dimenticato di avere e che gli permette di crescere sempre di più ed essere una speranza di lavoro per moltissimi giovani. Specialmente oggi, che sempre di più si parla di cucina e del fatto che le persone non vadano più a lavorare nei ristoranti.
“Io vado dal fabbro e mi dice che non ha manodopera, vado dal parrucchiere e mi dice lo stesso. È un problema generale, non solo per la cucina” ha ammesso nella sua intervista per Rai Due. E, ancora: “Noi dobbiamo essere dei professionisti, dobbiamo prendere questi ragazzi di 20 anni che hanno voglia”.
Antonino Cannavacciuolo: “Apro attività per far crescere i giovani”
Insomma, Antonino Cannavacciuolo non ha nessun dubbio: ripone tantissimo interesse nei giovani e nel loro futuro, è certo che siano davvero tante le persone che hanno voglia di imparare, di conoscere e anche di lavorare. Per questo motivo a tutti loro deve essere reso possibile riuscirci.
“Io apro tante attività per far crescere i giovani nella mia azienda. Oggi sei un commis, poi diventi chef grande, poi secondo chef, poi diventi chef, poi avrai un tuo ristorante. Quello è l’obiettivo che deve avere un giovane” ha detto lo chef nella sua intervista da Alessandro Cattelan. E, ancora: “Io ho dei ragazzi con i quali davvero devo inca..armi per mandarli a casa. Perché hanno sempre la voglia di seguire un progetto, di vedere un traguardo”.
Delle parole davvero importanti quelle del noto chef, che fanno capire come il successo e il futuro siano due elementi che appartengono ai giovani, gli stessi che devono essere messi nelle condizioni di potere lavorare per dimostrare quanto valgono. “È logico che se tu fai lavorare questi ragazzi di 20 anni senza un progetto, senza un traguardo e li butti solamente in una cucina, diventa difficile farli innamorare di questo lavoro. Noi dobbiamo dare loro un obiettivo“.